Che cos’è la teologia del patto?

Che cos’è la teologia del patto e perché dovrebbe interessarmi? La teologia del patto non è un sistema astratto, imposto alla Bibbia dall’esterno, bensì la sua stessa struttura portante e il suo sfondo di riferimento.

Chiunque abbia letto la Bibbia sa che la parola “patto” è molto usata. Il libro della Genesi narra principalmente la storia del patto di Dio con Abraamo e con la sua discendenza, che si basava sulla prima promessa evangelica che Dio fece a Adamo ed Eva (cfr. Genesi 3:15). Il libro dell’Esodo documenta il patto di Dio con il popolo d’Israele.

Poi, in tutto l’Antico Testamento – nei libri Storici, nei Salmi e nei Profeti – questi patti sono citati ripetutamente. Una volta giunti al Nuovo Testamento si narra di Gesù che istituisce un nuovo patto, lo stesso patto che il profeta Geremia aveva preannunciato (cfr. Geremia 31:31-34). Inoltre, l’apostolo Paolo discute dettagliatamente le differenze tra il patto di Dio con Abraamo e quello con Israele (cfr. Galati 3-4), come anche la differenza tra quest’ultimo e il nuovo patto (cfr. 2 Corinzi 3).

Cosa dire poi del fatto che Dio ha stabilito anche delle importanti alleanze con Noè e Davide? Quindi, possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che il concetto di patto è un aspetto fondamentale della Scrittura. Anzi, sarebbe più corretto dire che il patto costituisce la struttura della Bibbia: è l’impianto stabilito da Dio per sostenere tutta la Bibbia.

Che cos’è un patto?
Un patto è un accordo formale che crea un rapporto regolato in termini legali. Forse non ce ne rendiamo conto, eppure facciamo esperienza degli elementi essenziale di un patto quasi quotidianamente. Per esempio, se dite al vostro vicino che darete da mangiare al suo cane mentre è in vacanza, si tratta di un impegno, di un accordo. Avete una relazione con lui semplicemente perché e il vicino di casa, ma dare la vostra parola che darete da mangiare al cane è un impegno, una specie di piccolo patto. Perciò, un patto può essere un impegno, una promessa oppure un giuramento. Infatti, nella Bibbia la promessa e il giuramento sono spesso utilizzati come sinonimi di patto.

Quindi, in sostanza, un patto può essere un accordo di qualsiasi tipo che, tuttavia, è anche legale. Ora, i rapporti giuridici non valgono solo entro il sistema giudiziario. Tribunali, leggi, giudici e polizia sono parte di ciò che è legale. Eppure, a un livello più basilare, legalità significa la presenza di responsabilità e conseguenze, con conseguenti penalità e sanzioni. Le conseguenze possono essere formali, come nel caso di una multa, oppure più informali, come la disciplina da parte di un genitore. Anzi, a volte, la vergogna, la disapprovazione e l’indignazione in cui s’incorre per non aver mantenuto una promessa possono essere più efficaci delle punizioni dei tribunali.

Purtroppo, troppo spesso si concepisce la legalità come se fosse in contrasto alle relazioni intime e profonde. Si tende a pensare che non ci sia nulla di legale in merito alla relazione tra padre e figlio, come se si trattasse solo di amore e di misericordia. Ma non è così! L’amore e l’intimità nel rapporto tra genitore e figlio non implicano l’assenza della dimensione legale; anzi, incrementano il peso della legge. Come rivela la Lettera agli Ebrei, quel padre che non corregge i propri figli non li ama davvero fino in fondo (cfr. Ebrei 12:7-8). Per natura, i fanciulli hanno degli obblighi verso i propri genitori e viceversa. Per questo, se i bambini non dovessero fare i compiti, ci sarebbero delle conseguenze e se i genitori non si curassero dei figli, ci sarebbero delle conseguenze. È vero che in questi casi non si andrebbe a finire in tribunale, ma l’indignazione di una persona cara, la perdita di fiducia e la negazione di privilegi fanno ugualmente male. In una cultura come quella dell’antico Israele, in cui l’onore e la vergogna contavano molto, l’essere svergognati da parte di un genitore poteva essere peggiore della morte. La conseguenza poteva essere una cattiva reputazione o lo scherno, purtuttavia era una conseguenza e questo le conferiva un carattere legale. Insomma, non c’è nessuna tensione tra il fatto che un patto sia una relazione – anche intima e amorevole – a la sua natura giuridica con conseguenze legali. Un esempio perfetto è il matrimonio, che il Signore chiama patto (cfr. Malachia 2:14). L’intimità tra uomo e donna nel matrimonio non è impedita dalla legge; al contrario, il voto legale intensifica l’intimità.

Pertanto, incontriamo gli elementi basilari di un patto ogni volta che qualcuno fa una promessa, insieme alle implicite conseguenze positive e negative determinate dalla cultura e dalla situazione relazionale. La promessa crea una relazione. È un impegno che implica delle sanzioni. Inoltre, ogni contratto è una sorta di patto, dai mutui per la casa ai finanziamenti per l’auto, agli accordi di pace tra le nazioni. Si tratta assunzioni di responsabilità e di accordi formali tra parti diverse, in cui si riportano nei minimi dettagli doveri e sanzioni, applicabili a tutte le persone. Si assegnano nomi diversi a tali contratti in base ai bisogni e alle occasioni specifiche; tuttavia, in sostanza, si tratta sempre di patti.

I patti nel mondo antico
Anche nell’antichità i patti funzionavano come oggi: si trattava di impegni, i quali creavano un rapporto che comportava delle sanzioni. Naturalmente, l’antico Israele è per noi una cultura remota e straniera, perciò la forma e la funzione dei patti variava dalla nostra. In una società plasmata del senso di onore e vergogna, la famiglia era un elemento fondamentale della struttura giuridica e la parola di una persona aveva un peso non indifferente. Inoltre, l’antico Medio Oriente non era una moderna società tecnologica e le regole per giudicare i fatti erano divere dalle nostre, perché noi dipendiamo di meno dalla parola di una persona. Siamo in grado di testare la parola di una persona con prove: registrazioni, impronte digitali, esame del DNA. Non era così nell’antichità e senza testimoni non c’era modo sicuro per verificare dall’esterno la veridicità delle affermazioni di qualcuno. Per di più, il deismo e l’ateismo non esistevano nell’antichità. Gli israeliti e tutti i loro vicini credevano che le loro rispettive divinità fossero coinvolte attivamente nella vita umana e nella storia.

Dato che un giuramento era un atto tanto solenne, era spesso accompagnato da riti o cerimonie, in genere in un tempio o alla presenza di un dio. Queste cerimonie rappresentavano in modo simbolico la natura del vincolo e le conseguenze della rottura del proprio impegno. In modo simile, le cerimonie nuziali di oggi rendono il carattere del rapporto che stabiliscono: il voto è una promessa che implica sanzioni in caso di violazione; gli anelli sono segni della relazione ed esprimono l’amore l’uno per l’altro. Oppure se acquistate una casa, la firma del rogito è una sorta di cerimonia: i documenti, le firme e le assunzioni di responsabilità servono a mostrare che si tratta di un impegno serio.

Anticamente queste cerimonie erano molto più vivide e raccapriccianti, almeno per le nostre abitudini. Poiché la sanzione per la violazione del proprio giuramento di alleanza era la maledizione della morte, le persone stabilivano un patto uccidendo degli animali come simbolo della propria morte. Ciò è dimostrato persino dalla formula che in italiano traduciamo di solito con “stabilire un patto”, che è letteralmente: “Tagliare un patto”. Perché la Scrittura usa questo linguaggio? Perché il tagliare a cui si fa riferimento è quello del rito dell’uccisione degli animali, che poi erano tagliati a metà.

Oltre al sacrificio degli animali c’erano altri elementi che caratterizzavano i riti pattizi. È facile intuire che il giuramento verbale delle parti era la componente centrale. Spesso c’erano anche dei testimoni, sia presenti di persona che simbolici. Inoltre, una o entrambe le parti potevano fare vari gesti, i quali erano diretti alle persone presenti o agli dèi. Tali gesti – come il dono dell’anello in una cerimonia nuziale – servivano a mostrare la devozione, la lealtà e l’impegno nel vincolo. Un gesto comune era un pasto condiviso fra le parti che avevano fatto un patto. Spesso, si mangiavano gli animali tagliati della cerimonia pattizia. Tale pasto rifletteva la solennità degli impegni presi. È necessario ricordare che questi riti pattizi, anche se avevano numerosi elementi comuni, erano abbastanza flessibili. Si poteva aggiungere, sottrarre o adattare qualcosa, in vista di un’occasione specifica o di un vincolo particolare. Perciò non si deve pensare che i riti si compissero in modo rigidamente prestabilito, perché la forma e la cerimonia pattizia corrispondevano al tipo di vincolo.

Abbiamo visto che i patti nell’antichità erano vincoli o accordi formali fatti sulla base di giuramenti. Nella sfera della famiglia, il matrimonio e l’adozione erano considerati patti. Nella sfera pubblica, i patti includevano trattati tra popoli diversi (Giosuè e i gabaoniti, cfr. Giosuè 9; Israele e l’Assiria, cfr. Osea 12:2), leggi e accordi tra i sovrani e sudditi (Sedechia, cfr. Geremia 34:8-18), contratti commerciali (Abraamo e Abimelec, cfr. Genesi 21:22-30), impegni tra amici (Gionatan e Davide, cfr. 1 Samuele 20:16), obblighi tra padroni e servi (Labano e Giacobbe, cfr. Genesi 31:44; Abner e Davide, cfr. 2 Samuele 3:12). Ci sono altri esempi, ma questi sono sufficienti per mostrare che i rituali pattizi si adattavano al tipo di relazione stabilita. Per esempio, sia il matrimonio sia i trattati internazionali sono patti; tuttavia, la loro forma è diversa. Dunque, leggendo la Bibbia è indispensabile fare attenzione alla forma di un patto particolar per coglierne la natura.

I patti religiosi della Bibbia
L’impiego di parti familiari e tra popoli diversi nell’antico Medio Oriente costituisce lo sfondo per capire i patti religiosi della Bibbia. Infatti, Dio “taglia” dei patti con il suo popolo e lo fa in modo che siano compresi. Nella sua rivelazione, Dio si adattò – per così dire – a ciò che era accessibile per Abraamo, Mosè e gli israeliti. Se Dio facesse un patto con noi, oggi, userebbe gli stessi accordi giuridici e civili utilizzati nella nostra società. Questo non significa che i patti spirituali esauriscano il loro significato nel loro equivalente secolare, ma che la nostra comprensione dei patti biblici si basa storicamente sui patti comuni nell’antichità. Così è stato per gli ebrei e così per noi. I patti biblici hanno un significato che va ben oltre un qualsiasi patto della società umana. In realtà, i patti stabiliti da Dio attingono dal matrimonio, dall’adozione, da trattati, amicizie, regni e vassallaggi.

Inoltre, il fatto che Dio si adatti all’utilizzo di antichi patti non significa che questi siano il modello originale. Molti teologi riformati hanno giustamente sostenuto che il modello originale del patto di Dio con il suo popolo è la perfetta comunione della Trinità. Per esempio, Luois Berkhof (1873-1957) lo spiega bene:

Gli uomini facevano patti tra loro molto prima che Dio stabilisse il suo patto con Noè e con Abraamo. Questo preparò gli uomini a comprendere il significato di un patto in un mondo diviso dal peccato e li aiutò a capire la rivelazione divina, quando mostrò che la relazione dell’uomo con Dio è di natura pattizia. Tuttavia, ciò non significa che l’idea di patto venga dall’uomo e che Dio poi l’abbia presa come in prestito quale forma appropriata per la descrizione della reciproca relazione tra lui e l’uomo. Piuttosto, è vero il contrario: l’archetipo della vita pattizia sta nell’essere trino di Dio e quanto sperimentano gli uomini non è che una copia sbiadita (l’ectipo) di tale vita pattizia.[1]

 La natura pattizia della vita della società umana è un riflesso che scaturisce dall’esistenza trinitaria di Dio. Il Padre, l Figlio e lo Spirito Santo vivono con devozione incessante e con impegno eterno l’un per l’altro. Come scrive Michael Horton, Dio ha manifestato la propria vita «verso l’esterno, oltre la Deità, creando una comunità di creature che è come una gigantesca analogia della relazione della stessa Deità».[2] Come creature fatte a immagine di Dio, dovremmo essere ansiosi di cogliere il significato degli antichi patti, per apprezzare e comprendere più a fondo il sacro vincolo che ci lega a Dio, nostro Salvatore. Perciò, studiamo l’antichità e i suoi patti non per fini meramente storici o archeologici, ma come via necessaria per conoscere e amare il Signore con maggior fervore. Dio, nella sua sovrana sapienza, ha stabilito i suoi patti come un mezzo per mostrare il suo amore per noi; con un sentimento di gratitudine, dobbiamo intenderli come l’impalcatura che sostiene tutta la Parola di Dio.

Per quanto riguarda i patti della Bibbia, i punti chiave sono tre.

 

  1. Nella Scrittura i patti sono stabiliti da Dio con il suo popolo o con l’umanità in generale.

  2. Dio è l’autore e l’iniziatore dei patti.

  3. I patti sono impegni divini vincolati dal giuramento, ossia si tratta di promesse o giuramenti di Dio fatti all’uomo, con l’aggiunta di segni e suggelli.

 

Lo scopo di Dio nella storia è governare il suo regno della creazione e stabilire il suo regno santo. I suoi patti, quindi, sono il modo in cui Dio amministra il suo regno. Dio ha cominciato a stabilire il suo regno redentivo in Genesi 3:15 e lo regola mediante il patto di grazia, nelle sue diverse amministrazioni. Il patto mosaico è la costituzione della teocrazia israelita. Il nuovo patto è la costituzione della chiesa, il regno dei cieli manifestato sulla terra. I membri del popolo di Dio sono la comunità del patto e cittadini del cielo. I patti incarnano tale relazione: ciò che Dio ha fatto per noi, come pure i nostri obblighi verso di lui. Il patto non è quindi solo un mezzo per ottenere un fine, ma è lo scopo stesso, ossia il vincolo e la comunione tra Dio e il suo popolo.

Infine, la teologia del patto è il metodo prescritto dalla Bibbia stessa, per aiutarci a interpretare le Scritture in modo corretto. La teologia del patto ci aiuta ad approfondire la nostra comprensione della salvezza di Dio e la comunione con il suo popolo, attraverso la Persona e l’Opera di Cristo. La teologia del patto è il modo in cui Dio ci ha rivelato il quadro generale del suo piano di redenzione, mostrandoci che la sua parola è, dall’inizio alla fine, coerente e priva di contraddizioni.

Per saperne di più sulla teologia del patto, vedere il libro “Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto”

[1] Louis Berkhof, Systematic Theology, Eerdmands, Grand Rapids, 1996, p.263.

[2] Michael Horton, God of Promise, Baker Books, Grand Rapids, 2006, p.10.

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

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